Un successo annunciato per l’ arredamento italiano. Con oltre 343.000 presenze in sei giorni provenienti da 165 paesi, anche quest’anno il Salone del Mobile di Milano ha confermato l’alto gradimento. Lo dicono i numeri: le presenze sono cresciute del 10% rispetto all’edizione 2015 che aveva le medesime biennali, dedicate a luce e ufficio. “Un momento unico – ha commentato Claudio Luti, presidente del Salone – in cui cultura e sistema industriale diventano punto di riferimento internazionale e modello virtuoso di una Italia che funziona”.
Il Salone del Mobile di Milano è nato nel 1961 per promuovere le esportazioni italiane di mobili in tutto il mondo. E ancora oggi si conferma quindi un appuntamento fondamentale per il settore dell’arredamento. Tanto più che oggi a mercati “storici” come Francia, Germania, Inghilterra e Usa si affianca anche la Cina. Un paese, la Cina, dove le aziende italiane hanno ancora grandi opportunità di sviluppo del proprio business.
Nei primi otto mesi del 2016 le vendite dei mobili Made in Italy sono cresciute del 22,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. E dal 2012 al 2014 la fascia alta del mercato è cresciuta del 26% raggiungendo i 7,5 miliardi di euro. Proprio quella dove si collocano i prodotti Made in Italy del settore. L’Italia è il primo partner per l’arredamento della Cina, con quota di mercato del 15% sul totale delle importazioni cinesi.
Cinesi sempre più interessati all’arredamento
Proprio per promuovere l’arredamento Made in Italy in Cina, l’anno scorso si è tenuta la prima edizione del Salone del Mobile.Milano Shanghai. Un evento che ha coinvolto 56 aziende italiane e in tre giorni ha registrato 20.750 presenze. Provenienti dalle regioni di prima fascia della Cina e da quelle centrali, a forte tasso di sviluppo. L’appuntamento per quest’anno è dal 23 al 25 novembre.
Un Salone che ha gettato le basi per un nuovo ponte commerciale e culturale tra l’Italia e la Cina. Dal quale ci si attendono rapidi sviluppi nel breve e medio periodo. Specialmente in un momento storico nel quale la Cina si sta sempre più avvicinando all’occidente per gusti e stile di vita. E’ quanto emerge dal China Consumer Report 2016 stilato da McKinsey&Company.
A dare una spinta in questa direzione sono anche le scelte macroeconomiche volute e annunciate nel piano quinquennale 2015-2020 dal presidente Xi Jinping. La Cina si propone di aumentare la crescita del reddito pro capite di almeno il 6,5% l’anno (nel 2015 è stata del 7,4%). L’obiettivo è passare da un modello industriale votato alle esportazioni a un più equilibrato fondato sulla domanda interna.
Un mercato complesso, ma dalle grandi opportunità
Gli ingredienti per una rapida e continua crescita degli acquisti ci sono tutti. Ma le aziende italiane non devono sottovalutare le barriere all’ingresso che possono incontrare. La Cina è un mercato molto complesso e competitivo da approcciare, che richiede una profonda conoscenza delle dinamiche interne.
Nel settore dell’ arredamento i principali canali di distribuzione sono quelli tradizionali: flagship store, showroom e catene di arredo. Ma nell’ultimo periodo si è assistita una grande crescita dei siti e-commerce: permettono di raggiungere i consumatori cinesi anche se non si ha una vera e propria presenza fisica in Cina.
(LEGGI QUI ARTICOLO: COME VENDERE MOBILI IN CINA)
Per cogliere le grandi opportunità commerciali che la Cina offre, le aziende italiane devono avere una precisa e mirata strategia marketing. Fondamentale sono il posizionamento sul mercato e la capacità di promozione grazie ai canali digitali.
Arredamento: per raggiungere i consumatori la parola chiave è “digital”
A differenza di quanto si possa pensare, la Cina è un paese altamente avanzato dal punto di vista digitale. Ci sono oltre 730 milioni di utenti su una popolazione di 1,4 miliardi di persone. In pratica un cinese su due quotidianamente naviga, chatta e finalizza acquisti online. Ma lo fa in maniera un po’ differente rispetto alla nostra.
Come evidenziato da alcuni studi di McKinsey & Company, inoltre i consumatori cinesi nel processo di scelta e di acquisto trovano i principali punti di contatto con le aziende nel web: sito internet, social network e key opinion leader. Se non ci sei perdi circa il 76% del potenziale, sempre secondo la rinomata ricerca.
La cultura profondamente diversa da quella occidentale e l’utilizzo di evolute piattaforme locali, impone però di sviluppare una specifica strategia marketing digitale. Un approccio glocal.
Il messaggio da veicolare deve essere differente, dal naming ai contenuti alla grafica come agli strumenti da utilizzare: in Cina WeChat e Weibo prendono il posto di Facebook. Per quanto riguarda i motori di ricerca Baidu sostituisce Google.
Senza dimenticare, infine, che influencer e blogger hanno una credibilità maggiore che da noi in Italia. Sono assolutamente fondamentali per il posizionamento di un prodotto e la brand awareness. Una modalità che aiuta ad arrivare sul mercato con un impatto forte se utilizzato in maniera efficace.
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